Lacrime limpide e rotonde come perle le scorrevano sulle guance, mentre si mordeva le labbra combattendo invano il tremito del mento e sussurrando a se stessa "devo farci i conti devo farci i conti devo farci i conti" ah! Sapeva perfettamente che ciò non sarebbe avvenuto, almeno non nel breve tempo che le era concesso, non si poteva certo pretendere che questa ragazza raccogliesse la propria forza, sparsa ormai in una moltitudine di persone che l'avevano amata e odiata, ferita e consolata, lasciata e ripresa e ancora lasciata e alla quale lei aveva dato amore, odio, confidenza, amicizia, sdegno, indignazione, sesso, aveva sempre e solo dato, dato, dato, senza mai fermarsi, senza mai chiedersi se fosse giusto o no, perchè perdere tempo a porsi domande quando puoi avere le risposte giocandoti la partita, giusto? Sbagliato, forse a questo punto della vita, si chiedeva, sarebbe stato necessario e prudente soffermarsi un attimo prima di tendere una mano o regalare un sorriso, in fondo quando chiediamo così tanto a noi stessi dobbiamo tener presente che non siamo pozzi senza fondo, arriva il momento in cui devi per forza dire basta, e lei lo stava dicendo, quella sera, seduta sulle proprie ginocchia con in mano i suoi fogli ancora immacolati ai quali sembrava stesse chiedendo perdono per averli ignorati fino ad allora, tanto li stringeva forte al petto, dondolandosi in attesa di sentire quel piccolo scatto che fa il cuore quando inizia la fase del riscatto, quando da buono diventi cattivo, come nei cartoni animati, solo meno divertente e non esiste la formula magica per tornare indietro.
Piano piano le lacrime si seccarono lasciando la loro scia salina, il respiro da affannoso divenne profondo e ritmato, il mento riacquistò il controllo, alzò lo sguardo e fissò il vuoto, dritto davanti a lei, una nuova espressione galleggiava nei suoi occhi e dentro di lei aleggiava un monito "da ora esisto solo io esisto solo io esisto solo io..."
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